lunedì 1 settembre 2014

Il giorno prima della partenza



Il giorno prima della partenza che sancisce la “fine” delle vacanze e l’inizio del nuovo anno accademico è sempre devastante. Nonostante si sia rimasti a studiare anche sulla spiaggia o mentre gli altri arrostivano su per le montagne, il giorno prima della partenza è unico, specie per un universitario fuori sede.
Ormai si ci è abituati alla routine di casa propria, con il confort del proprio letto di sempre, la propria postazione pc/studio/spuntini vari e la comodità del divano e della grande tv del salotto, per non contare tutte le faccende di cui improvvisamente non si ci deve più curare: rifare il letto, lavare la stanza, preparare i vari pasti, lavare le stoviglie ecc. in più la pace della propria dimora, lontana dai problemi di rumori condominiali che si devono affrontare stando fuorisede.
Ma oltre l’abitudine di una routine comoda che fa dimenticare i problemi dell’università e lo stress della capitale, si aggiunge la piccola ansia della partenza e, specialmente, il decidere come sarà l’ultimo giorno prima di dire addio alle comode vacanze estive! Passare la giornata in famiglia? Passarla con gli amici? Con i parenti? O raggiungere in una giornata il top dell’ozio e del relax per se stessi?
Ogni scelta ha un suo rischio: se se ne sceglie solo una ci dispiacerà di non aver passato quel tempo con gli amici che non si rivedranno più fino a Natale e si sa come i rapporti d’amicizia in lontananza si assottigliano, ma ci dispiacerà anche non aver passato tempo con parenti come i nonni, perché, infondo, potrebbe essere uno degli ultimi incontri e ci dispiacerà non passare la giornata con la propria famiglia perché non si passa molto tempo con loro durante le vacanze e nell’anno in generale e perché, infondo, vorremmo dirgli grazie delle attenzioni che ancora continuano a darci; e così a seguire le altre scelte! Se si opta per l’ozio personale, ci sentiremo bene ma in colpa per non aver fatto contento nemmeno uno dei tre insiemi sopraelencati.
C’è anche l’ardita scelta di fare tutto insieme: «Dunque la mattina ed il pranzo, visto che i miei amici ed io ci alziamo tardi la passerò in famiglia, il primo pomeriggio un’oretta di relax totale e poi preparo la valigia; verso le h18 vado dai nonni, ci resto fino alle 19 circa e poi torno a casa in tempo per una doccia veloce, cena con i miei (anche questa rapida) e poi uscita con gli amici con rientro entro mezza notte, dato che la mattina dopo devo alzarmi presto!»; tutto sembra perfetto, tutto sembra calcolato ma in realtà tutto andrà in modo diverso, un piano così perfetto scivolerà in un frenetico accavallarsi di eventi che non ci daranno neanche la soddisfazione, in quel ritaglio di tempo per noi stessi, di esserci realmente riposati. Alla fine della giornata, dopo i calorosi saluti agli amici, saremo carichi di una stanchezza infinita, mista all’idea di una giornata così frammentata che è passata rapidamente. Insomma, come direbbe mio padre: «Stanchi ma felici.»; felici di aver accontentato tutti, ma stanchi per il tran tran e la corsa per rispettare le tabelle di marcia! E finirà così, quel giorno che ci da sempre tante aspettative e poi ci delude perché avremo voluto passare non un’ora ma tutta la giornata con ogni singola parte di quegli insiemi sopracitati.
Così l’ultimo giorno è un giorno molto strano, lo vorremmo perfetto, nella nostra immaginazione si dipinge come il miglior giorno di tutta l’estate e invece non è altro che una serie di cartoline di arrivederci con la nostra faccia stampata sopra, e l’amarezza di tutto ciò ci rimane anche nel mattino seguente, in cui per la prima volta ci svegliamo all’alba, guardiamo le auto coperte di brina, il cielo si fa cupo e vorremo dire nuovamente “ciao” ai nostri cari, ma non possiamo sia per l’orario, sia perché lo si è già fatto, l’ultimo atto è stato recitato e non si torna indietro; poi, questi malinconici pensieri si disperdono lentamente sull’autostrada.

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