Iniziare questo articolo non è semplice, ci sono tanti capi
a cui potermi appigliare per un buon inizio e quando tanti spunti si
accavallano l’un l’altro, diventa difficile far chiarezza e cominciare, dunque
inizierò nel modo più semplice e diretto possibile: oggi, sul tg de La7, è
andato in onda un servizio sull’educazione infantile, dove quei “dotti e
sapienti” di cui parla Bennato, commettevano l’ennesima gaffe: sostenevano,
infatti, che le fiabe di Andersen, dei fratelli Grimm e chissà quante altre di
quelle classiche, riadattate dalla Disney, non sono più adatte a educare i
bambini moderni, i quali hanno bisogno, sin dalla prima infanzia, un’educazione
votata all’accettamento dei gay nella società, e le vecchie favole, visto che raccontano
sempre di principesse che coronano il sogno d’amore con il principe azzurro e
mai forniscono l’idea di coppia omosessuale, non hanno i requisiti adatti per
educare al meglio il bambino; in sostanza, concludeva il servizio, nell’attesa
che i nuovi favolisti scrivano fiabe adatte a questi principi, Biancaneve,
Cenerentola, La bella addormentata nel bosco ecc. non devono essere più lette,
né tantomeno si devono guardare le loro trasposizioni in film d’animazione.
A fronte dei concetti che esprimerò, premetto che non ho mai
denigrato gli omosessuali, non l’ho fatto, perché non vedo la differenza, come
non ho mai insultato nessuno che fosse di un pensiero religioso diverso dal mio
o che non lo avesse affatto, come, infine, non ho mai insultato nessuno che non
tifi la mia squadra di calcio; però, pur essendo cristiano, mi danno fastidio
quei bigotti che si dicono “cristiani”, i quali passano le loro giornate a
imputare leggi e restrizioni su programmi tv, libri, musica ecc.; non sopporto
gli animalisti estremi, quelli per cui l’uomo può morire di fame, ma il
cucciolo sotto casa deve avere la sua bistecca; non sopporto gli ultrà che
rovinano il calcio e creano odio fra le tifoserie; allo stesso modo non
sopporto gli omosessuali che, proprio come i loro principali “nemici” (i
cristiani bigotti), passano il tempo a denunciare e declamare cosa vada bene e
cosa no, allontanandosi, in tal modo, da ciò che invece è il loro obbiettivo
principale: non essere discriminati, cioè non essere considerati diversi. Ovviamente
non mi riferisco alle giuste polemiche che riguardano insulti o maltrattamenti,
alle quali mi stringo in loro favore, ma a polemiche proprio come quella
sopracitata. Non credo che “Biancaneve e i sette nani” della Disney possa
mandare messaggi omofobi, né credo che possa istigare alla violenza e come
questo, tutte le atre favole e tutti gli altri capolavori Disney acclamati e
esaltati da menti brillanti come Bozzetto, D’Alò, Rodari, Eco, Fellini (come si
è potuto constatare nel recente documentario “Walt Disney e l’Italia – Una storia
d’amore”), dire che i cartoni animati di questo marchio sono dannosi per i
bambini e per il loro futuro (oltre ad essere una chiara e palese sciocchezza)
equivale a definire “incompetenti” quegli uomini che ho elencato, che, non solo
sono uomini retti ed eccellenti, ma sopraffini scultori della fantasia e
maestri della cultura.
Se si guardano bene i film d’animazione Disney (ma anche
guardandoli con superficialità) si nota una gamma di insegnamenti che, oggi
giorno, difficilmente i film d’animazione danno; si pensi a Bambi (che fra l’altro
era stata accusato di essere un personaggio equivoco perché da piccolo sembrava
una femmina) che non solo insegna cose bellissime, come, prima di tutto, il
rispetto per la natura e per i suoi abitanti tutti (il che già è un messaggio
che si può allargare all’accettazione del diverso), ma dà ai bambini una
lezione tremenda e importantissima: fa vedere loro la perdita di un parente,
nel caso specifico della mamma, e di come, nonostante ciò, si ci deve far forza
e andare avanti perché tornerà la primavera e la serenità. I film Disney,
dunque, non solo hanno il pregio di diffondere un’idea di vita idilliaca, ma il
raggiungimento di quest’ultima avviene attraverso ciò che si chiama vita,
con tutti i suoi lati belli e brutti. Se Biancaneve, alla fine, riesce a
sposare il suo Principe Azzurro, lo fa dopo esser stata braccata da una persona
che voleva ucciderla, dopo essersi persa nelle ombre del bosco e dopo aver
sfiorato la morte, tutto a causa di una regina che non accettava la sua
presenza. Potrei continuare ad oltranza, elencando i tanti insegnamenti sulla
società, infatti, i personaggi Disney, pur non essendo dichiaratamente gay,
sono tutti, o quasi, personaggi che inizialmente sono emarginati dalla società:
- Biancaneve:
sfruttata prima e quasi uccisa dopo;
- Dumbo: criticato
dalle elefantesse e sbeffeggiato da tutti per la sua diversità;
- Cenerentola:
sfruttata e denigrata dalle sorelle;
- Biagio: cane di
strada;
- Red e Toby: l’uno
una volpe e l’altro un cane da caccia, che dovranno essere nemici/amici;
- La Bestia: essere
mostruoso che tutti rifiutano per il suo aspetto;
- Semola: ragazzetto
senza genitori che viene sfruttato dal suo patrigno;
e così via fino a Frozen, dove c’è una regina delle nevi che
è un personaggio estremamente fragile ed ha paura della sua diversità.
Appurato che non sono le favole a dar cattivi consigli, chi
è che lo fa?
La scuola: dove tutti
i diversi vengono discriminati, non solo i gay, ma dal ragazzo che ha gravi
problemi fisici o mentali, fino a quello che, semplicemente, si veste in modo
diverso o ha passioni diverse da quelle della comunità della classe. Come va la
scuola in Italia? Inutile citare i casi di bullismo che sono usciti fuori
qualche anno fa e quelli che proprio in questi giorni stanno condannando alunni
e professori; poi, ricordiamo sempre che oltre ai casi che vengono filmati con
il cellulare o quei casi eclatanti che esplodono sul Tg, ci sono migliaia di
piccoli casi di bullismo quotidiano a cui uno studente è sottoposto, che non
verranno mai alla luce.
Il nucleo familiare:
i bambini imparano molto dall’esterno, ma tanto, tantissimo imparano dagli
esempi che i genitori danno ai loro figli, ed a seconda di come vengono
educati, i bambini, crescono di conseguenza. Se io sono abituato a salutare
cordialmente le persone del mio palazzo, lo faccio perché mia madre mi diceva
sempre di essere cordiale e di salutare, perché non farlo è scostumatezza; e lo
faccio perché un giorno, entrando in classe, in primina, non salutando la
maestra, questa mi sgridò facendomi notare che si doveva sempre salutare quando
si entrava in classe. Questo è un piccolo esempio per far capire come scuola e
famiglia siano il vero fondamento dell’educazione di un bambino.
Lo Stato: guardiamo
che tipo di persone sono andate al governo in questi anni e capiremo subito
perché la nostra società è avvezza alla discriminazione (che sia di sesso, di
razza, di credo).
Le favole e le fiabe, sono fatte di eternità, non sono
collocate in alcun tempo proprio per essere perfettamente adatte a qualsiasi
cambiamento dell’umanità ed i classici Disney, sono come le opere teatrali di
Shakespeare (mica non si deve leggere più Romeo e Giulietta, solo perché sono
eterosessuali!), come i grandi capolavori francesi di Victor Hugo, dei romanzi
filosofici di Dostoevskij,
come i lavori teatrali e letterali di Pirandello che, oltretutto, incontrò Walt
Disney e sembrava alquanto felice nel fotografarsi accanto a lui; pertanto non
si possono definire “vecchie” o “sorpassate”.
Infine:
non voglio vivere in un mondo che educhi il pensiero, nel significato più duro
e crudo del termine, come avveniva in tempi dove la democrazia era ben lontana;
sicuramente ci sono tantissimi spunti per far elaborare al bambino, all’adolescente
e all’adulto, l’idea che esistono tanti modi per amare una persona, infatti,
proprio nel servizio, sono state citate alcune favole “pro-gay”. Ben vengano! Ma
non bruciamo un immenso e inestimabile patrimonio cinematografico e letterario!
Farlo sarebbe come commettere un atto di discriminazione e di violenza! E,
infine, dico a tutti coloro che realmente hanno a cuore la propria passione, le
proprie ideologie, di non accanirsi verso gli altri, di non fare i “Dotti
medici e sapienti”, perché infondo, nella nostra diversità, siamo tutti uguali
e per consolidare questo termine bisogna iniziare a sentirsi tutti uguali, pur
mantenendo le proprie singole diversità, perché tanto...
Al congresso sono tanti,
dotti, medici e sapienti,
per parlare, giudicare,
valutare e provvedere,
e trovare dei rimedi,
per il giovane in questione!